martedì 5 settembre 2017

L’AMORE IMMAGINATO di Francesca Pola



La storia di una ragazza che si annoia, odia il suo lavoro, detesta il suo aspetto fisico e cammina sul rasoio affilato della bulimia. Al limite della depressione, riscopre la voglia di mettersi in discussione grazie ad un sentimento travolgente: l’amore per il suo professore. 

Da questo momento cominciano le peripezie per la “conquista” di quest’uomo quasi irraggiungibile, ed a tratti sfuggente. Meticolosa come un agente della CIA, la ragazza prepara piani, sotterfugi, tattiche per riuscire a sedurre l’insegnante. 

Tuttavia, raggiungere il suo obiettivo perderà la sua intrinseca importanza, perché sarà proprio l’amore a risvegliarla dal torpore in cui era sprofondata. Una storia apparentemente semplice ma che, come una favola zen, ci indica una strada da seguire se non verso la felicità, almeno per la magica riscoperta di quanto diamo per scontato, senza fermarsi a riflettere sui nostri ripetuti “non ho”.

LEI è una DONNA di quasi 37 anni: lavora come cameriera in un piccolo ristorante vegetariano e ama scrivere. Proprio per questo motivo, sotto suggerimento della propria psicologa, si iscrive ad un corso di scrittura. Non crede nell'amore a prima vista, convinta che esista un’età giusta per il famoso volo di farfalle nello stomaco, eppure quando vede LUI non può fare altro che esclamare “wow, che carino!”
“Però ero triste, e dormivo. Dormivo dentro, non so se mi spiego. E non so quali altre parole potrei usare. Andavo da una psicologa ogni due settimane, e con lei avevo appurato che uno dei motivi per i quali ero infelice era il mio lavoro, che tuttavia non potevo permettermi di lasciare.”

LUI, l’UOMO, ha 43 anni ed una bella voce. Alto e snello, con lunghi capelli castani raccolti in uno chignon e la barba lunga e a punta, diventa il pensiero fisso della DONNA, che non vede l’ora arrivi martedì (giorno della lezione) per vivere le tre ore più emozionanti di tutta la settimana.
“Trasudi fascino da tutti i pori. In un certo senso t’invidio. Non è giusto. Tutte queste qualità… dovresti almeno essere brutto per riequilibrare la giustizia nell’universo. Sei bello e intelligente. Ti odio. Avrei voluto conoscerti prima.”
Come avrete sicuramente notato non ho fatto alcun accenno ai nomi dei protagonisti, perché non esistono in questa storia: lei è una DONNA, lui un UOMO e, infine c’è la RAGAZZA, ovvero colei che ha reso possibile tutto “questo”. La RAGAZZA ha un ruolo importante nell’intera vicenda perché cambia il modo di agire e di pensare della DONNA, infondendole quella fiducia in sé stessa che tanto le manca e organizzando piani per permettere all’amica di dichiararsi.

L’amore immaginato” è la storia di una donna dagli occhi a mandorla, piccoli e infossati, le labbra sottili e il seno prosperoso; di una donna piena di insicurezze e insoddisfatta della propria vita; una donna con disturbi alimentari e una profonda ossessione verso il suo insegnante con la fede al dito. È un flusso di coscienza, un racconto in prima persona delle vicende relative a questa infatuazione senza speranza, passando anche attraverso scorci di vita privata.


La lettura di un libro è soggettiva e spesso l’indice di gradimento è misurato in base allo stato d’animo del lettore. Bisogna essere particolarmente propensi ad un certo tipo di storia per poterla apprezzare. Mi sento di fare questa premessa per tentare, in qualche modo, di dare una giustificazione al mio giudizio negativo su questo libro.
Prima di tutto, trovo che la mancanza di nomi propri renda difficile la partecipazione del lettore alle vicende della storia. Pur sapendo chi sono “donna”, “uomo e “ragazza”, il mio coinvolgimento è stato molto freddo.
In seconda istanza, la protagonista femminile – sempre a mio parere – è una persona fortemente depressa, senza ambizioni, senza stimoli. Lamentosa di tutto, ripone la propria felicità nell’idealizzazione di un uomo sposato, ricorrendo a profonde scollature e/o vestiti succinti per attirare l’attenzione (credo non sia un messaggio positivo, dal momento che quello che in genere si cerca di mandare è che valga più l’essere che l’apparire). Ho fatto davvero tanta fatica ad arrivare alla fine, così come faccio fatica ora a scrivere di questo libro. In genere non faccio passare molto tempo prima di buttare giù i miei pensieri ma, stavolta, ho atteso qualche giorno pensando a cosa dire. Non sono il tipo di persona che ama distruggere i sogni o i lavori altrui, soprattutto perché mi rendo conto di quanto lavoro ci sia dietro e di quante speranze siano riposte nelle proprie opere, per questo tento di giustificare il mio giudizio sostenendo un parere assolutamente soggettivo che, in quanto tale, può divergere da quello di chiunque altro. Pertanto, non mi sento di sconsigliarvi la lettura di “L’amore immaginato”, anzi, vi invito a farlo e a darmi torto.
                                                                                           

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